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il dialetto |
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Questa bellissima poesia, del grande poeta siciliano Ignazio Buttitta, vuole essere l’incipit con quanto verrò a sostenere: il dialetto non deve essere abbandonato. Nel mio caso mi riferisco al dialetto delle mie origini, il Siciliano. Nel periodo degli studi universitari mi ero molto appassionato nello studio della Glottologia e della Filologia proprio perché mi facevano entrare non solo nel significato ma anche nelle origini delle parole e questa forma mentis mi è rimasta, per cui spesso mi viene quasi spontaneo cercare la morfologia delle parole. Sono sempre stato un sostenitore dei dialetti, non per un fattore di divisione regionale ma al contrario per difenderne l’appartenenza e non farci risucchiare tutti dalla Lingua Italiana "televisiva" che ormai tutti parliamo e guai a chi non parla come la televisione: è un ignorante (magari quella persona sta parlando in una forma più classica o più forbita). Per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, la Sicilia è sempre stata nel corso dei secoli terra di conquista. Greci, Cartaginesi, Romani, Arabi, Normanni colonizzarono la Sicilia e inserirono nell’idioma siciliano degli antichi abitanti (Siculi e Sicani) varie parole nuove trasformando l’antica parlata. Successivamente morto l’ultimo re normanno con Enrico VI di Hohenstaufen si ebbero le baronie tedesche per circa un ventennio, ed anche la lingua tedesca lasciò il suo segno nel dialetto siciliano. Nel 1208 divenne re di Napoli e di Sicilia Federico II di Hohenstaufen, figlio di Costanza d'Altavilla, fino al 1250. Alla morte dell’imperatore Federico II, subentrò il fratello del re di Francia, Carlo D’Angiò, che la tenne dal 1266 al 1282. Durante questo periodo angioino, il francese più moderno fu usato molto e rimase con tante espressioni ancora oggi in uso. Con la Pace di Caltabellotta nel 1302 la Sicilia fu assegnata agli Aragonesi. Nel 1479 la Sicilia diventò vicereame spagnolo fino al 1712 quando fu attribuita ai Savoia, in cambio della Sardegna (1720). I Borboni spagnoli che per circa 300 anni occuparono la Sicilia inserirono le loro espressioni, il loro linguaggio e le loro cadenze linguistiche che divennero un unicum con la precedente parlata. In alcune zone si sente anche l’influenza longobarda dove questi ultimi ebbero delle colonie (Novara di Sicilia, Nicosia, Sperlinga, Aidone e Piazza Armerina). Considerato tutto quanto suddetto, possiamo sostenere che nel dialetto Siciliano ci sono i segni di tutti questi popoli. Qualcuno sostiene, a buona ragione, che il Siciliano è una lingua. Giuseppe Pitrè a fine ottocento formulò la prima grammatica siciliana e più di recente c’è stata quella di Pietro Galante, solo per citare due tra i più famosi. A me, il Siciliano, piace pensarlo come dialetto. Il Siciliano presenta le sue varie parlate locali, con le sue particolari pronunce, i propri vocaboli, a volte le peculiari costruzioni sintattiche. Due sono le teorie cui fanno riferimento gli scrittori e artisti siciliani: Il fonografismo e l'etimologismo. La prima teoria è caratteristica della poesia popolare, il siciliano parlato trasposto, con molta disinvoltura, foneticamente. L'Etimologismo vorrebbe, invece, fondare la lingua siciliana su una grammatica d'appoggio con caratteristiche sintattiche, fonetiche e grafiche super-partes. Non mi cimento ad esporvi né la grammatica siciliana né la sua fonetica ma voglio presentarvi alcune caratteristiche del dialetto per farvelo comprendere o leggere meglio. Per esempio, nel dialetto siciliano, gli articoli sono: lu oppure u = il la oppure a = la i oppure li = gli Il dialetto Siciliano ha molti suoni diversi dalla lingua Italiana. La maggior parte è costituita da una pronuncia cacuminale ottenuta piegando all'indietro la lingua contro il palato o particolari suoni caratteristi come: la forma dd sostituisce LL e suona foneticamente ddhr (es. agneddu, cavaddu, beddu) e si può scrivere anche ddru la forma CI o SCI rappresenta il suono Ç sostituisce la forma latina FL (es. ciumi, sciara) la forma tr suona simile alla pronuncia inglese tree = albero (es. tri, truvari, trippiu) la forma Str suona come la parola inglese street = strada (es. strittu, strata, strunzu) la forma ggh sostituisce la forma italiana gl (es. figghiu, figghia, famigghia)
In Sicilia spesso la fonetica però varia da zona a zona con inflessioni
diverse e certi vocaboli sono pronunciati in modo diverso. Voglio indicarvi
adesso alcune parole siciliane, di cui, alcune usate ancora, altre un pò in
disuso o dimenticate, più per rinfrescarvi la memoria e riprenderle. Accanto
indicherò l’origine: Abbanniari (fare pubblico annuncio) dal tedesco: bandujan Abbuccari (cadere, capovolgere) dallo spagnolo: abocar Abbuffarisi (satollarsi) dal francese: buffer Accabbari (fine, alla fine) dal catalano: acabar Accarizzari (carezzare) dallo spagnolo: acariciar Accattari (acquistare) dal normanno acater; o dal francese: acheter Addruari (affittare) dal francese: louer Addrumari (accendere) dal francese: allumer Addunarisi (accorgersi, realizzare) dal catalano: adonar-se Addurmmiscirisi (addormentarsi) dallo spagnolo: adormecerse Affumatu (affumicato) dallo spagnolo: ahumado Affruntarisi (vergognarsi, imbarazzarsi) dal catalano: afrontar-se Agghiurnari (far giorno) dal francese: ayourner Aggranfari (prendere con violenza) dal tedesco: kraffa Allippatu (unto d’olio, sporco) dal greco: lipos Ammàtula (inutilmente) dal greco: màten Ammintuari (nominare) dal francese: mentevoir Ammucciari (nascondere) dal francese: mucer ; o dal catalano: amagar Anciova (acciuga) dallo spagnolo: anchoa ; o dal catalano: anxova Anchiu (largo, ampio) dal latino: amplum Annacari (cullare, dondolare) dal greco: naka Annittari (pulire) dal francese: nettoyer Antura (poco fa) dal latino: ante oram Arraffari (prendere in confusione) dal tedesco: raffàan Arrancari (muoversi con affanno) dal tedesco: rank, gotico: wranks Arrassari (allontanare) dall'arabo: arata Arrè (ancora) dal francese: arrière Arriciuppàri (racimolare frutta dopo il raccolto) dallo spagnolo: rechupar Arricogghirisi (tornare a casa) dallo spagnolo: arrecorgese; o dal catalano: recollir-se Arrusciari (innaffiare) dal francese: arroser; o dal catalano: arruixar Arrusu (omosessuale) dall'arabo: arrus Astracu (terrazzo) dal latino: astracum Atturrari (tostare) dallo spagnolo: torrar Azzizzari (abbellire, impreziosire) dall'arabo: aziz Babbaluci (lumaca) dall’arabo: babalush; o dal grego boubalakion Babbiari (scherzare) dal greco: babazo Babbìu (ciarlare) dal greco: babazo Balanza (bilancia o scale) dallo spagnolo: balanza Balata (lastra di pietra) dall'arabo: balàt Banna (lato) dal provenzale: banda; o dal longobardo: banda Baraunna (baraonda) dallo spagnolo: barahunda Barracanu (tessuto) dall'arabo: baracàan Baruni (uomo libero) dal tedesco: baro Basculla (bilancia) dal francese: bascule Battarìa (cinguettare) dal greco: battarizo Beccu (caprone) dal tedesco: bock Bifara (una specie di fico) dal latino: bifera Brinnisi (io offro a te) dal tedesco: bring dir sie Bucali (boccale) dal greco: baukalion Buffetta (tavolo) dal francese: buffet Bùmmulu (fiasco) dal greco: bomylios Bunaca (giacca maschile) dall'arabo: baniqah Burgisi (possidente) dal francese: borgès Burnia (barattolo) dall’arabo burnya Buttunera (fila di bottoni) dal francese: boutonnière Cabbasisi (coglioni) dall'arabo: habb-aziz Cafisu (cafiso, misura d’olio) dall’arabo: qafiz Càlia (ceci tostati) dall'arabo: haliah o qualyya Cammareri (servo) dallo spagnolo: camarero Càmula (tarma) dall’arabo: qamil o qamla Canèa (schiamazzo, rumore) dal latino: cane-is Canìgghia (crusca) dal latino: canilia Cannavazzu (straccio) dallo spagnolo: canhamaco Càntaru (vaso da notte) dal greco: cantaro Capulìari (tritare, pestare) dallo spagnolo: capolar Carriari (trasportare) dal francese: charrier Carriari (trasportare) dallo spagnolo: acarrear Carrubu (carrubo) dall'arabo: karrub Cartedda (cesta) dal greco: kartallos; o dal latino: cratellum Caruso (ragazzo) dal greco: kouros; o dal latino: caro Casciuni (cassetto) dallo spagnolo: cajon Casentula (lombrico) dal greco: ges enteron Cassata (la famosa torta siciliana) dall’arabo: qashatah Castiari (castigare) dallo spagnolo: castiar Cazzalora (casseruola) dallo spagnolo: cazerola Chiumazzu (cuscino) dallo spagnolo: plumazo Ciaccazza (spaccatura, crepa) dall'arabo: saqqaqa Ciàuru (odore) dal latino: flatum Ciminia (ciminiera) dallo spagnolo: chimenea Cirasa (ciliegia) dal greco: kerasos; o dal latino: cerasum Ciuncu (storpio) dal tedesco: cionk Coffa (sporta) dall'arabo: quffa Crianza (educazione) dallo spagnolo: crianza Criata (serva) dallo spagnolo: criada Criscimogna (crescita, sviluppo) dal catalano: creiximoni Cubba (cupola) dall'arabo: kubba Cubbàita (torrone con sesamo) dall'arabo: qubbayt, kubbayt Cuccìa (grano bollito) dall'arabo: kishkiya Cucuzza (zucca) dal latino: cucutia Cuddrura (forma di pane) dal greco kollyra; o dal latino collyra Cuddrureddra (ciambella) dal greco: kollura Cugnatu (cognato) dal longobardo: cognao Cunortu (rassegnazione) dallo spagnolo: conort Curtigghiu (cortile) dallo spagnolo: cortijo Custureri (sarto) dal francese: couturier Cuttuni (cotone) dall’arabo: qutun Dammusu (soffitta) dall’arabo: dammùs Duana (dogana) dall’arabo: duana Esti (è) dal latino: est Farfànti (bugiardo,fanfarone) dallo spagnolo: farfante Fàusu (falso) dallo spagnolo: faus Feu (feudo) dal tedesco: fehu Filìnia (ragnatela) dal latino: filum Firnicia (smania) dal greco: frenitis Foddri (pazzo) dal normanno: fol Forfici (forbici) dal latino: forfex Frazzata (coperta) dallo spagnolo: frazada Fumèri (concime) dal francese: fumier Funnacu (fondaco) dall’arabo: funduq Gebbia (laghetto artificiale/vasca per acqua) dall’arabo: gabya, gebbe, gheben Giannettu (cavallo da corsa) dallo spagnolo: jinete Giarra (giara) dall’arabo: girrah Gileccu (gilè) dal francese: gilet Giuggiulena (semi di sesamo) dall’arabo: giulgiulan Giugnetto (luglio) dal francese: juillet ; o dal normanno: juignet Giubba (giacca da uomo) dall'arabo: giubbah Giùmmu (pennacchio) dall'arabo: giummah Giuràna (rana) dall’arabo: giaranàt Grasciu (grasso, sporco) dal latino: crassus Grasta (vaso di fiori) dal latino: gastra Grattari (grattugiare) dal francese: gratter Iardinu (giardino) dal francese: jardin Isari (alzare) dal francese: hisser Jurnata (giornata) dallo spagnolo: jornada Lanzari (vomitare) dallo spagnolo: lanzar Lascu (sparso, rado) dal provenzale: lasc Lassàri (lasciare) dallo spagnolo: laissar Làstima (lamento, affanno, fastidio) dallo spagnolo: làstima Lavànca (precipizio) dal provenzale: lavanca Lazzu (laccio) dallo spagnolo: latz Liccumia (goloseria) dall’arabo: luxum Liffiuni (oppio - schiaffone da fare addormentare) dall'arabo: afium Lippu (grassume, muschio) dal greco: lipos Locca (scema) dallo spagnolo: loca Luèri (pigione) dal francese: louer Macasenu (magazzino) dall’arabo: makahzin Maccu (minestra di fave) dall'arabo: makla Manca (sinistra) dallo spagnolo: manco Matinata (mattinata) dallo spagnolo: matinada Mattanza (uccisione dei tonni) dallo spagnolo: matanza Màttula (bambagia, cotone) dal latino: matula Màzzara (peso) dall'arabo: massra Mischinu (poveretto, meschino) dall’arabo: miskin 'Mparari (imparare) dallo spagnolo: amparar Muarru (armadio) dal francese: armoire Muccaturi (fazzoletto) dal francese: mouchoir; o dal catalano: amocador Muntata (salita) dallo spagnolo: montada Munzeddu (cumulo, mucchio) dal francese: moncel Murriti (smanie, nocività) dal turco: mudir Muscaloru (ventaglio per le mosche) dal latino: muscarium Muschitta (zanzara) dallo spagnolo: mosquito Naca (culla) dal greco: nake Nànfara (costipazione nasale) dall'arabo: thanfarah Nfuddiri (impazzire) dallo spagnolo: affollir Ntamatu (sbalordito, imbambolato) dal greco thauma Ntavulatu (intavolato) dallo spagnolo: entablado Nurizza (balia) dal francese: nourrice Nutricari (alimentare nel senso di dare alimento) dal latino: nutricare Nzaiari (provare) dallo spagnolo: ensayar Nzemmula (insieme) dal latino: in simul Nzirtari (indovinare) dal catalano: encertar Oggellannu (l’anno scorso) dal latino: hodie est annus Orbu (cieco) dal longobardo: orb Ovannu (quest’anno in corso) dal latino: hodie est annus Pagghiazzu (pagliaccio) dallo spagnolo: payaso Palataru (palato) dallo spagnolo: paladar Paraggiu (pari, uguale) dal provenzale: paratge Parpagghiuni o Parpagghiolu ma anche Pappagghiuni e Pappagghiolu (farfalla) dal francese: papillon Parrinu (prete) dal francese: parrin Passiari (passeggiare) dallo spagnolo: pasear Parràstru (patrigno) dallo spagnolo: padrastro Picciottu (giovanotto, commesso) dal francese: puchot Pignata (pentola) dallo spagnolo: piñada Pinzeddru (pennello) dallo spagnolo: pincel Pirciàri (bucare) dal francese: percher Piricuddu o Pidicuddu (picciolo) dal latino: pediculus Pistiàri (mangiare) dal greco: apestiein o estiàio Pitànza (pietanza) dallo spagnolo: pitanza Pitrusinu (prezzemolo) dal greco: petrosélinon Preula – Prevula (pergola) dal tedesco: prieel Prèscia (fretta) dal latino: pressa Priarisi (essere contento) dal catalano: prear-se Purritu (fradicio) dallo spagnolo: porri; dal francese: pourrit Quartara (brocca) dall'arabo: quitar Racina (uva) dal francese: raisin Raggia (rabbia) dal francese: rage Rais (capo ciurma di pesca) dall'arabo: rais Ruffianu (ruffiano) dallo spagnolo: rufian Runfuliari (russare) dal francese: ronfler o dallo spagnolo: ronflar Saimi (grasso) dall'arabo: schaim Sanfasò (alla S. disordinatamente) dal francese: sans façon Sauru (marrone, rossiccio) dallo spagnolo: sauro Scagghia (pezzetto) dal tedesco: skalia Scaliàri (cercare) dal greco: skalèio Sciarra (rissa) dall'arabo: sciarr Sciarriarisi (litigare) dall’arabo: sciarr Scinnuta (discesa) dallo spagnolo: schenduda Scioppetto (bottiglietta di birra) dal tedesco: der schoppen Scippari (strappare) dal francese: chipper Scippu (furto) dal francese: chipper Scupetta (fucile da caccia) dallo spagnolo: escopeta Scurciari (scorticare) dallo spagnolo: ècorchr Senia (ruota idraulica per sollevare l'acqua) dall'arabo: senja (è stato trasmesso tutto il sistema) Sgarrari (sbagliare) dal catalano: esgarrar Soggiru (suocero) dal longobardo: suoxer Sosizza (salsiccia) dal francese: saucisse Sparagnari (risparmiare) dal tedesco: sparen Spingula (spillo) dal francese: esplingle Sulità (solitudine) dallo spagnolo: soledad Surra (ventresca dei Tonnidi) dall'arabo: sorra Tabacchera (tabacchiera) dallo spagnolo: tabaquera Tabutu (cassa da morto) dall'arabo: tabut Taddrarita (pipistrello) dal greco: nycterida Tanfu (puzza) dal tedesco: tampf Tannu (tempo fa, allora) dal latino: tandiu Tastari (assaggiare) dal francese: taster Tianu (tegame) dal greco: tèganon Travagghiari (lavorare) dal francese: travailler Trippiari (folleggiare) dal francese: triper Trunzu (troncone) dallo spagnolo: tronceTruppicari (inciampare) dallo spagnolo: trompicar Truscia (fagotto) dal francese: trousse Truvari (trovare) dallo spagnolo: trobar Tuppuliari (battere) dal greco: typto Vardari (custodire) dal tedesco: wartên Vastasu (volgare) dal greco bastazo Vastari (rovinare) dal tedesco: wastjan Vasteddra (forma di pane rotonda) dal tedesco: wastel Vrazzu (braccio) dallo spagnolo: brazo Vucceri (macellaio) dal francese: boucher Zagara (fiore d’arancio) dall’arabo: zahara Zibbibbu (tipo d’uva) dall’arabo: zabib Zicca (Zecca) dall’arabo: sikka Zita (fidanzata) dallo spagnolo: cita Zuccaru (zucchero) dall’arabo: sukkar Zuccu (tronco base di vite) dall’aragonese: soccu ; o dallo spagnolo zoque
Altre particolarità del dialetto siciliano sono: - la parte finale dei vocaboli italiani in – e - (es. pane, parole, sole, cane, stivale, dottore) in siciliano terminano con la – i - (pani, paroli, suli, cani, stivali, dutturi); - i vocaboli che in italiano finiscono per - o - (es. becco, scippo, solo, tanfo, vento, mondo) in siciliano terminano con la - u - (es. beccu, scippu, sulu, tanfu, ventu, munnu). Tutto quanto ho finora detto è frutto di schietto carattere popolare e spero non infastidisca qualcuno che sulla linguistica ha passato l'intero arco della propria vita.
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